Testimoni o Narcisi… Digitali?

E’ già un po’ che se parla, ma il concetto rimane sempre lo stesso anche se assume nomi e sfumature diverse: narcisismo in rete, ego-surfing, narcisisti digitali ecc… Addirittura si parla di vere e proprie patologie legate alla depressione da assenza o esaltazione da presenza. Il desiderio di apparire, di esserci, quel “surfo ergo sum” che sembra permeare la vita di molti cittadini digtali, affondano le radici forse in un contesto socio-culturale che appiattisce, che isola nelle proprie case, che non offre punti di riferimento, specialmente per le giovani generazioni. Una ricerca condotta da una psicologa italiana che lavora alla University of Georgia, ha descritto bene il narcisismo su Facebook indicandone addirittura i tratti distintivi e insegnando ad altri a riconoscerlo. Che cosa è successo e perchè siamo arrivati a parlare di narcisi digitali? Lo sviluppo del web 2.0 negli ultimi anni ha rimesso al centro la persona dando voce a tutti, soprattutto a coloro che desiderano emergere dall’anonimato; un tempo c’era l’impegno sociale e politico a soddisfare questo desiderio di protagonismo, oggi è la rete la cura per le frustrazioni che la vita quotidiana porta inevitabilmente con se. Ora ci si chiede se il testimone digitale debba vivere la sua presenza in rete all’insegna di questa ricerca di consensi e di visibilità, oppure debbano essere altre le fondamenta sulle quali costruire una testimonianza autentica e nel nostro caso evangelica. Anche parlando di iEducAzione, viene da pensare che il testimone digitale è un “esserci per l’altro” e non per se stesso, e insegna agli altri a fare altrettanto. Specialmente nel mondo giovanile dove la ricerca di visibilità, di successo, alimentata dai reality show, spinge i giovani a mostrare spesso la parte peggiore di loro stessi attraverso video, foto, gruppi non sempre consoni alla morale e alla legalità, è urgente testimoniare che si può stare in rete in modo sobrio, amicale, solidale. Le energie che nascono dal desiderio di essere visibili possono essere canalizzate verso obiettivi comuni e condivisi con altri per il bene di tutti, estendendo questo impegno anche al di fuori della rete se necessario. Si moltiplicano le iniziative che nascono in rete e poi si concretizzano nella vita reale in incontri, manifestazioni, raccolte di fondi… Ad animare il testimone digitale devono essere la parole di Gesù che insegna al giovane ricco a farsi prossimo agli altri, ma anche l’avvertimento “chi si esalta sarà umilato e chi si umilia sarà esaltato”. Non è purtroppo scontato. Il convegno di aprile sarà sicuramente un luogo privilegiato dal quale potranno scaturire indicazioni e idee più chiare su cosa vuol dire per un cristiano del terzo millennio essere abitante e testimone del mondo digitale.

Fonte: iEducAzione



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