Un Altare Virtuale a San Giuseppe

The Virtual St. Joseph Altar, è una curiosa applicazione dedicata a San Giuseppe nella quale i visitatori possono lasciare la loro offerta secondo una antica tradizione siciliana. L’Altare di San Giuseppe viene preparato ogni anno per la festa del Santo e addobbato con cibi e bevande allo scopo di chiedere una grazia.

Per lasciare un’offerta a San Giuseppe, bisogna collegarsi a questa pagina (non è necessario lasciare la propria email come indicato nelle istruzioni), scegliere la pietanza e cliccare su “Submit My Offerings”. Ci sono anche immagini da colorare e piccoli lavoretti dedicati al Santo con un mini altare in 3D. Chi volesse saperne di più sugli Altari di San Giuseppe può vedere il video qui sotto.



Fra noia e competenze digitali

“Se la noia fosse un fossile la scuola sarebbe un museo”, con queste parole uno studente italiano descrive la sua giornata a scuola. La noia, è facile intuirlo, nasce da una scollatura piuttosto drammatica, nel vissuto quotidiano dei nostri giovani, e cioè tra il loro stare a scuola e il resto della loro giornata. A scuola passivi uditori di monologhi “unimediali”, cioè che usano spesso un solo canale di comunicazione, la voce dell’insegnante, a casa attivi fruitori, e al tempo stesso generatori, di contenuti “multimediali”, nei quali i canali di comunicazione differiscono e si intrecciano tra loro. Ma forse la noia non è l’unico problema e sicuramente non è quello più importante. Che la noia faccia parte della vita, è bene che i ragazzi comincino a sperimentarlo già da piccoli, non è mai stato divertente studiare e impegnarsi a fondo in una attività disciplinare. E non è bene neanche che si abituino al “consumismo didattico”, cioè ad avere sempre qualcosa di nuovo e divertente da fare. Tuttavia quello che forse è importante sottolineare è che la distanza che si è venuta a creare negli ultimi anni tra i due mondi nei quali i ragazzi passano la loro vita, la scuola e la loro casa, rischia di compromettere la formazione di futuri cittadini capaci di padroneggiare le tecnologie dell’informazione e quindi in grado di soddisfare le richieste del mercato del lavoro. E’ anche per questo che l’UE già da anni sta investendo sulla formazione digitale delle nuove generazioni; le competenze digitali rientrano infatti tra le competenze chiave di cittadinanza uscite dalle Raccomandazioni del Consiglio Europeo del dicembre 2006.

Anche la scuola italiana si sta attrezzando con le LIM (Lavagne interattive multimediali) e con il Progetto Cl@ssi 2.0 sul quale ritorneremo in seguito. La finalità di tutto questo è rimotivare lo studente alla scuola, ma anche fornirlo di quel background tecnologico che lo possa sostenere nel corso degli studi. Il video che ho inserito qui sotto, in modo forse un po’ perentorio, invita a riconsiderare l’insegnamento a partire dall’uso delle nuove tecnologie che ormai fanno parte del vissuto dei ragazzi e che possono arricchire il fare scuola nel XXI secolo.

Fonte: iEducAzione



I Link di Religione 2.0 – 28.02.2009

1) Il Dalai Lama su Twitter
2) Simbolo del Buddhismo vettoriale
3) Un confronto sull’ora di religione cattolica a scuola
4) 10 giochi e mappe interattive (in inglese)
5) I nuovi prodigi della realtà aumentata
6) La Bibbia su Facebook
7) Humor: “Sul monte della preghiera”
8) Atene e il Partenone in 3D su Google Earth



MagicStudio: crea attività interattive in pochi minuti

Ho scoperto da pochi giorni Magic Studio, un insieme di programmi molto interessanti e gratuiti per creare e condividere giochi e attività con i nostri alunni. In pratica, con una procedura guidata, gli insegnanti possono creare timeline, quiz, presentazioni, letture guidate di una immagine, giochi, per poi condividerli tramite facebook o twitter, oppure tramite inserimento in un sito o blog.

Era un po’ quello che mancava agli strumenti per la scuola 2.0. Per certi versi è simile a ClassTools ma molto più innovativo e graficamente gradevole. Sono sicuro che molti di voi lo utilizzeranno per arricchire le loro lezioni, sia tramite il blog che tramite la LIM, perchè si possono creare le attività a casa, e poi collegarsi al sito e svolgerle in classe con gli alunni.

Solo questione di “Facetiquette”?

Come educatori e testimoni nel mondo digitale credo ci dobbiamo porre il problema di come essere presenti nel mondo del web e soprattutto nei Social Network, dove le nostre attività sono monitorate e rese pubbliche in ogni istante della giornata. Nel più popolare Social Network del momento cioè Facebook, non si contano più i cattolici, laici, religiosi, secolari che hanno scoperto e sono entrati entusiasticamente in questo mondo della rete sociale.
Una volta si parlava genericamente di Netiquette cioè di un “insieme di norme di comportamento in rete volte a favorire la convivenza e a promuovere il rispetto reciproco”. Nel web 1.0 si riferiva ad esempio un certo comportamento da tenere nell’inviare delle mail, oppure sui forum o nelle chat. Con i Social Network le regole sono cambiate e viene da chiedersi se alla parola “Netiquette” non si debba sostituire quella di “Facetiquette”, cioè di un comportamento corretto di usare la nostra faccia e il nostro nome, perchè poi di questo si tratta, nell’intrattenere relazioni con altri, specialmente con i più giovani. In una testimonianza verace e autentica anche in rete, non è però sufficiente il “bon ton” o se vogliamo la “Facetiquette”, da osservare quando si inviano messaggi o si condividono video. E’ qualcosa di più a mio avviso. Si tratta di offrire un testimonianza di vita, di coerenza, di fede adulta, e non il “fanciullino”, per dirla alla Pascoli, che è dentro ciascuno di noi e che in rete paradossalmente riemerge più che nella vita “reale”. Facebook non è un gioco e tutto ciò che facciamo, diciamo, esprimiamo a parole e non, viene visto, ascoltato, letto da tutti coloro che sono nella nostra rete. Bisogna “essere” innanzitutto per “condividere”, o meglio, condividiamo ciò che siamo.

Ha fatto bene il Papa nel suo messaggio per la 44ª giornata mondiale delle Comunicazioni Sociali, a mettere in guardia contro il “rischio di un’utilizzazione dettata principalmente dalla mera esigenza di rendersi presente, e di considerare erroneamente il web solo come uno spazio da occupare”.

Di questo credo proprio che a volte si tratti.

Fonte: iEducazione

Take Action: scrivi ai produttori di Caffè contro lo sfruttamento dei contadini

“Il gusto amaro che senti nel tuo caffè nasce da una miscela sapiente di sfruttamento, avidità e malgoverno. Il prezzo del caffè aumenta ma peggiorano le condizioni di lavoro e di vita in cui sono tenuti i contadini che lo producono”. Questo è lo slogan della campagna “Vorrei un caffè corretto”, l’ iniziativa promossa da ActionAid contro lo sfruttamento dei contadini che raccolgono e lavorano il caffè.

L’ Obiettivo di questa nuova battaglia contro la fame è quello di coinvolgere l’opinione pubblica e, allo stesso tempo, creare a livello governativo un tavolo di concertazione composto da tutti i portatori di interesse (imprese produttrici, sindacati, organizzazioni degli agricoltori, associazioni di consumatori) per garantire trasparenza, tracciabilità ed eticità lungo tutta la filiera del mercato del caffè. Collegandosi al sito La Fame è possibile inviare, tramite un semplice modulo, una mail al nostro produttore di caffè. Basta inserire la marca nello spazio vuoto. Una piccola presa di posizione per un problema che continua ad affliggere i paesi produttori di caffè e a fare la fortuna delle multinazionali delle “miscele”. Un bel modo di coinvolgere i nostri alunni, specialmente quelli più grandi, in una campagna umanitaria, e di passare in modo semplice e veloce dalle parole ai fatti.

Qui sotto il video dell’inziativa:

Subscribe to RSS Feed Seguimi su Twitter!