Il dono dell’ubiquità

Un tempo era prerogativa dei grandi Santi, la cosidetta bilocazione o ubiquità, l’essere cioè in più parti nello stesso istante; scherzi a parte, oggi invece si torna a parlare di ubiquità a proposito dei nuovi media (specialmente cellulari, palmari, netbook) che permettono la connessione alla rete sempre e ovunque ci si trovi. L’abbattimento dei costi e la portabilità in termini di spazio e peso, sono i principali fattori che hanno aiutato la loro rapida diffusione specialmente nel mondo giovanile. Anche lo sviluppo delle reti mobili, 3G e Wi-Fi, hanno favorito la possibilità di essere “always connect”. A scuola e nelle università, si parla già di “Ubiquitous Learning”, l’apprendimento “in ogni momento e in ogni luogo”; superando lo spazio fisico dell’aula, lo studente può essere in diversi luoghi nello stesso istante: rispondere ad una email, controllare il proprio profilo su facebook, fare una ricerca che in quel momento gli è stata assegnata dall’insegnante, vedere un video… Questo pone però non pochi problemi per le nostre istituzioni scolastiche, poco attrezzate dal punto di vista tecnologico e ancorate a vecchi schemi di insegnamento/apprendimento. Ma pone anche altri problemi legati all’utilizzo in classe di cellulari e computer di ultima generazione magari dotati di webcam, problemi principalmente di privacy. Eppure stiamo andando in questa direzione.

E’ bene cominciare dunque ad educare i bambini fin da piccoli ad un corretto utilizzo di cellulari, computer, social network. Se gli insegnanti del futuro saranno più facilitatori del processo di apprendimento con le nuove tecnologie, che non vecchi trasmettitori del sapere, bisognerà che si trovino davanti studenti in grado di saper gestire le libertà che vengono loro concesse. E l’uso didattico dei cellulari in classe è sicuramente una di queste.

Fonte: iEducAzione



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