Come cambia la scrittura nell’era crossmediale

L’uso delle apparecchiature digitali, specialmente dei cellulari e del computer, ha modificato o sta modificando, il modo con il quale i ragazzi scrivono e in generale la comunicazione attraverso la rete. Dal linguaggio verbale proprio della vita reale e della televisione, si sta tornando all’uso massiccio della scrittura, per inviare un sms, chattare su msn, scrivere nei forum, scrittura spesso accompagnata da immagini che completano il testo. La parola d’ordine è “essenzialità”: scrivere in poco spazio, con pochi caratteri, 140 su twitter, 160 per un sms ed eventualmente inserire una immagine o un emoticon (una faccina) che aiuti a rappresentare graficamente quello che vogliamo esprimere. “Dmn matt nn c’è scl, se c 6 c vdm x andare in città, porta qlcn, c si vd + o – alle 9 anke se piove”, questo è un messaggio tipico dei nostri giovani che, costretti a rientrare nello spazio fornito loro dalle tariffe dell’operatore mobile, hanno imparato a comunicare così, anche a scuola quando si mandano i bigliettini tra un’ora e l’altra. Si ricorre ai simboli +, -, x, alle contrazioni delle parole generalmente togliendo le vocali, “semitizzando” in questo modo la scrittura (le lingue semitiche scritte non hanno infatti le vocali) e si fa ampio uso dei numeri, 6 e 8. A lungo andare questo modo di comunicare potrebbe creare mutamenti nella lingua scritta, se si pensa che a scuola si lamenta già la presenza nei temi e nelle dissertazioni scritte di queste forme abbreviate. Più raramente ciò avviene nelle Università ma è solo questione di tempo. Se è vero che l’espressione linguistica condiziona però anche il modo di pensare e di ragionare, allora il rischio o la semplice conseguenza di tutto ciò, potrebbe essere l’evoluzione di un pensiero sintetico, schematico, essenziale. A questo si aggiungerebbero gli effetti di una ormai assodata pratica del multitasking, cioè del compiere più azioni contemporaneamente (scrivere un sms, guardare la tv, giocare ad un videogioco e rispondere ad una mail), che porta con se a quanto sembra, distrazione, incapacità di fermarsi a riflettere, “velocità” del pensiero piuttosto che “profondità” di pensiero.

La comunità scientifica è divisa tra coloro che paventano un futuro in cui le capacità di analisi e di memorizzazione verranno meno, perchè depositate in internet, e coloro che invece vedono anche delle opportunità per lo sviluppo di un pensiero non più “lineare, sequenziale” come era quello delle vecchie generazioni, ma “ipertestuale” e per questo capace di affrontare le sfide della complessità del mondo che verrà. Nel frattempo genitori ed educatori non possono far altro che affidarsi ancora una volta al buon senso, aiutando i ragazzi e spiegando loro che è possibile utilizzare linguaggi diversi in ambienti diversi, che non bisogna sempre ridurre un discorso o una riflessione a poche semplici frasi, che non è bene fare un uso consumistico dei media a danno della riflessione e della concentrazione. Poche semplici regole che però possono aiutare i giovani a vivere nel loro mondo e nel loro tempo, con consapevolezza e responsabilità.

Fonte del post: iEducAzione



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