La tradizione del “rosario” nelle diverse religioni: il Tasbeeh musulmano

tasbeeh sebha tespihIl rosario musulmano ha in realtà diversi nomi a seconda dei vari dialetti dell’arabo o delle varie lingue dei paesi in cui viene usato: Tasbeeh o Tespih, Misbaha, Sebha o Subha. Chi di voi ha viaggiato nei paesi arabi si sarà accorto che per strada quasi tutti gli uomini giocherellano con un Tasbeeh. Al bar, al mercato ecc… di solito però la versione che usano è quella ridotta a 34 grani. Si perchè in realtà di Tasbeeh ne esistono due versioni una da 99 + 1 grani e una appunto da 33 + 1.
L’origine del Tasbeeh non è certa, a quanto pare però venne introdotto presto, intorno al VII sec d.C., molto probabilmente per i contatti con la vicina India dove già veniva usato il Japamala. L’uso del Tasbeeh si lega a quella forma di preghiera presente nella tradizione spirituale dell’Islam che è il dhikr: il ricordo incessante di Dio, la ripetizione del suo Nome per dimenticare tutto ciò che non è Dio. Questa pratica è sorta nel sufismo in epoca relativamente tarda, nell’XI-XII secolo, ed è ben descritta da un testo di al-Ghazali: “Dopo essersi seduto nella solitudine, il sufi non cesserà di dire con la bocca: Allah, Allah, continuamente, con la presenza del cuore”. Si tratta dunque di una “Memoria Dei”, simile alla “Preghiera del cuore” degli ortodossi, attuata attraverso l’invocazione del Nome di Dio (Allah) o dei suoi novantanove nomi, tanti quanti i grani del rosario: una pratica sia solitaria che collettiva (almeno nelle confraternite di sufi) in vista di una comunicazione con Dio.

I 99 grani sono divisi in 3 sezioni (alla fine di ognuna si trova un grano più grande o comunque diverso dagli altri), l’ultimo grano, il numero 100, è di forma longitudinale, e chiude la catena. Ogni grano rappresenta uno dei “99 Bei Nomi di Dio”, nomi per mezzo dei quali il musulmano medita il mistero divino. Viene utilizzata anche per la recitazione dei versetti del Corano o delle preghiere da ripetere molte volte. In modo particolare sono tre le preghiere da ripetere:

Sub’hanallah: Gloria ad Allah (33 volte)
Alhamdulillah: Lode per Allah (33 volte)
Allah Akbar: Allah è grande (34 volte).

Gli Wahhabiti, una delle correnti dell’islam, non ne ammettono l’uso. Il teologo Ibn al-Giawzî ha detto invece: «La misbaha è una pratica raccomandabile, riferendosi a un hadîth di Sâfiyya che “glorificava Dio” utilizzando dei noccioli di dattero o dei sassi. Il profeta ha approvato il suo procedimento».

Navigando alla ricerca di informazioni nella rete ho trovato anche una curiosa tesi per la quale gli stessi cristiani avrebbero usato in età antica il Tasbeeh in quanto i 33 grani rappresenterebbero gli anni di Gesù e la ripetizione delle 3 volte 33, la triplice manifestazione di Dio: Padre, Figlio e Spirito Santo. L’autore dell’articolo afferma che ci sarebbero prove che dimostrano la diretta discendenza del rosario cattolico dal misbaha arabo, introdotto in Europa occidentale nel corso del XIII° secolo dopo più di due secoli di scambi tra i Franchi e gli Arabi durante le Crociate.
Colgo l’occasione di questo post per segnalarvi anche un Corano Digitale che tra le molte funzioni ha anche quella di aiutare la recitazione del Tasbeeh tenendo il conto dei grani. Ovviamente è un prodotto “Made in China”.

Altre informazioni le trovate qui:
http://en.wikipedia.org/wiki/Tasbeeh
http://en.wikipedia.org/wiki/Misbaha
http://en.wikipedia.org/wiki/Dhikr
http://paternosters.blogspot.com/2006/11/islamic-rosaries.html

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